E tu, ti sei mai sentita cattiva?
Cattiva all’ennesimo risveglio notturno per la poppata, ai capezzoli in fiamme. Al ciuccio, lo prende o no? e questo colpo di tosse? ma le goccine le può prendere nel biberon? perché le è venuto quel puntino rosso sulla pancia?
Cattiva perché sei stanca, perché si stava meglio prima, ma finché lui, o lei, non arrivano, non si materializzano in carne ed ossa, non lo potrai sapere, ed allora è un terno al lotto e speriamo di non sbagliarci.
Cattiva perché quando ti hanno posato il tuo bimbo in grembo l’onda di amore immenso non si è affatto mostrata: quel travolgimento estatico che ti aspettavi non é arrivato, sei solo stanca del travaglio, lasciatemi riposare un attimo, sei sfinita e sudata e sanguinante e vuoi solo chiudere gli occhi in santa pace.
Rossella Milone, napoletana classe 1979, ci racconta tutto questo e molto altro, attraverso gli occhi di una mamma, Emilia, alle prese col primo figlio, una bimba di pochi mesi.
Il racconto ci fa viaggiare nel tempo, con Emilia bambina, Emilia partoriente, Emilia oggi, con la sua piccola ormai nata. I genitori, presenti e assenti nello stesso tempo, che passano tutti i giorni per darle una mano senza riuscire a capire davvero di cosa ha bisogno.
Il marito, il fratello, che la amano ma a loro volta non riescono a capire, forse pensano esageri. Forse perché, anche se armati da tutte le buone intenzioni, rimangono uomini.
La vicina di casa, signora Gargiulo, da cui Emilia si sente sempre osservata, giudicata, ma che infine si dimostrerà essere la più acuta nel comprendere la situazione.
“Sei troppo, sei un carico smisurato, essere la tua unica fonte di sopravvivenza mi paralizza, ché essere la salvezza di qualcuno significa che un poco tu muori – e morire non vuole nessuno.”
La bimba é un carico: la ama ma ne é terrorizzata, la consapevolezza di essere l’unico appiglio di sua figlia, ancora indifesa e bisognosa di cure, alla vita. La responsabilità sembra enorme, impossibile da sopportare.
Ed Emilia si sente Cattiva, perché come si può trovare anche un minimo di gioia in questa routine paralizzante, pesante, noiosa, fatta di pianti incomprensibili e fame vorace di latte?
Io mi sono sentita cattiva, come tante altre mamme. I primi mesi con mia figlia sono avvolti in una cappa scura, tanto scura che oggi, due anni dopo, ne ho ricordi sfumati. Oggi mi volto indietro, e mi sono perdonata di essere stata Cattiva. Tante mamme lo sono state, perché “le madri e i padri posseggono millenni di esperienza alle spalle, ma nessuno in tutta l’evoluzione umana é mai diventato un genitore perfetto“.
Veronica, Taiwan
Capisco benissimo a cosa tu e l’autrice del libro vi riferite, ho una bimba di 7 mesi e inizio adesso a riemergere dalla nebbia. È un amore immenso e sconfinato, ma sconfinati sono anche il senso di inadeguatezza e di solitudine che ti stritolano. E se chiedi aiuto non lo trovi. Bisogna rimboccarsi le maniche e cavarsela da sole, anche questa volta.
Cara Carla, spesso è questo il problema: doversi rimboccare le maniche per l’ennesima volta quando proprio in queste situazioni il cercare di cavarsela da sola non dovrebbe esistere. Grazie per il tuo commento, la solitudine delle mamme è qualcosa di cui si dovrebbe parlare molto di piü. Veronica
Un tema molto scomodo ma sempre, purtroppo, attuale anche per i casi di cronaca. Certo, mi sono sentita cattiva anche io e a volte mi ci sento ancora, quando la fatica e la voglia di allontanarmi dai miei tre piccoli amori mi prende e vorrei solo tornare per un giorno figlia, anzichè madre. Credo sia normale, un sentimento che provano ed hanno provato tutte le madri, forse. In alcuni casi diventa depressione, un male subdolo e poco considerato, nonostante se ne faccia un gran parlare. E questo è sbagliato perchè alcune tragedie si potrebbero evitare, molte donne si potrebbero aiutare.
Un suggerimento di lettura molto interessante, grazie.
Grazie mille, spero tu possa leggere il romanzo che ho trovato molto bello. Hai centrato un punto importante: se ne parla tantissimo ma rimangono spesso parole, e al concreto si fa molto poco. Gli operatori sanitari sono sempre piu coinvolti ma lo stesso non si puo dire spesso della famiglia, amici e cosi via.